In lockdown sono aumentati gli interventi e i trattamenti, dai filler per labbra e zigomi al botulino per le rughe d’espressione. Un effetto del tempo passato a fissare il nostro volto nel computer. Ma anche un modo per reagire allo stress da isolamento prendendosi cura di sé.
«Era un mio desiderio da sempre, con il lockdown è diventato quasi una necessità. Guardandomi sullo schermo del computer durante le videochiamate di lavoro, ho iniziato a essere insofferente nei confronti di una parte di me che non sentivo mia. Nella mia mente, il mio volto è sempre stato diverso da quello che poi vedevo in foto e allo specchio: così, quando mi si è presentato continuamente davanti agli occhi, ho preso la decisione definitiva di cambiarla. Adesso sono esattamente come mi immagino». Così Giulia (il nome è di fantasia) racconta la sua scelta di sottoporsi a una rinoplastica nell’anno della pandemia.
Non è l’unica. La medicina estetica non ha risentito della crisi,
al punto che Francesco D’Andrea, presidente della Società italiana di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, stima un incremento del 20% dei trattamenti durante i mesi dell’emergenza Covid. Questo dato conferma la crescita costante del settore in atto da 5 anni. Con una novità: rispetto agli interventi chirurgici, rilevano i dati dell’Osservatorio nazionale di medicina estetica, ad aumentare sono state soprattutto le pratiche meno invasive. Fra i trattamenti più richiesti figurano i filler a labbra e zigomi e il riempimento delle rughe del naso. Richiestissimi – va sottolineato, sia dalle donne sia dagli uomini – anche la rivitalizzazione di viso, collo e décolleté, i peeling e i trattamenti a base di luce pulsata che minimizzano l’impatto della continua esposizione agli schermi digitali, così come la riduzione di macchie e iperpigmentazioni.
Già ad agosto del 2020 il New York Times descriveva il fenomeno usando l’espressione “Zoom Face”
Tradotto: il tempo passato a fissare il nostro volto riflesso su pc e smartphone ci ha resi sempre più consci della nostra immagine e dei suoi difetti, reali o percepiti che siano. C’è chi si è limitato a cambiare taglio o colore di capelli e chi invece ha voluto intervenire sul proprio aspetto. Lo conferma Giulio Borbon, titolare di Studio Borbon, centro di medicina e chirurgia estetica rigenerativa a Milano, che nei mesi successivi al primo lockdown ha registrato un aumento nella richiesta di consulenze e trattamenti.
«La pandemia ha apportato dei grandi cambiamenti nelle abitudini di vita e di lavoro delle persone: una volta ci guardavamo allo specchio la mattina prima di uscire di casa e fugacemente nel bagno dell’ufficio durante la giornata. Adesso passiamo ore a vederci attraverso una webcam e questo ha comportato una maggiore attenzione all’immagine del nostro volto. Al mio studio sono arrivati tanti nuovi pazienti, e sempre più giovani, chiedendo soprattutto leggeri ritocchi».
Valeria, invece, si è sottoposta a un filler labbra con acido ialuronico.
Anche lei, come Giulia, ha accettato di farsi fotografare per il reportage che illustra questo articolo. «È un trattamento del tutto reversibile, della durata di 6-12 mesi, per dare un po’ di volume e definizione. L’avevo già fatto 2 anni fa e sapevo che avrei avuto bisogno di una settimana per far sì che le labbra si sgonfiassero ed eventuali piccoli ematomi scomparissero. Per questo ne ho approfittato durante il lockdown, dal momento che lavoro da casa e vado in ufficio pochi giorni al mese» spiega. Per lei, il ritocco è stato quindi una sorta di quello che in psicologia si chiama “coping”, letteralmente adattamento: cioè una strategia per affrontare una situazione di difficoltà. In questo caso, un tempo inedito caratterizzato da una forte riduzione della socialità, in cui prendersi cura di se stessi è diventato un modo per sentirsi vivi.
Anche secondo Ilaria Consolo, psicoterapeuta e vicepresidente dell’Istituto italiano di Sessuologia scientifica di Roma, «l’avere avuto più tempo a disposizione, l’uso maggiore dei social e il confronto con le immagini proposte dai media hanno condizionato la percezione critica della nostra immagine. Tra quelli che hanno la fortuna di aver conservato il lavoro, tanti hanno utilizzato per i trattamenti estetici il denaro non speso in cene o viaggi. Sottoporsi a un intervento o a piccoli ritocchi per alcuni ha rappresentato anche una strada per ritrovare positività e autostima in una situazione di isolamento e stress, vissuta come senza possibilità di scelta e di libertà se non quella, appunto, di fare qualcosa per sé, di agire sul proprio corpo per migliorarsi. Senza dimenticare una “comodità”: lo stare di più in casa, per i divieti o lo smart working, e l’uso della mascherina hanno consentito di nascondere più facilmente i postumi dei ritocchi».
Come nei casi di Giulia e Valeria, la consapevolezza di sé è fondamentale quando si sceglie di intervenire sul proprio aspetto, anche con un trattamento poco invasivo
Ed è importante non sottovalutare i condizionamenti psicologici in una società dove spopolano i filtri che modificano il volto e dove si è continuamente esposti alle immagini patinate di celebrity e influencer. Ma quando quella giusta attenzione al proprio aspetto, quella voglia di valorizzarsi, quel comprensibile desiderio di sentirsi più belli diventano eccessivi? «Quando l’insoddisfazione diventa una costante e l’idea della perfezione un’ossessione» risponde la psicoterapeuta Ilaria Consolo. «Quando, insomma, il ricorso alla chirurgia estetica serve a guarire non il semplice inestetismo ma problematiche psicologiche e disagi emotivi». Conferma il chirurgo estetico Giulio Borbon, che nota come molti dei pazienti più giovani arrivino nel suo studio attraverso Instagram. Il dottore e il suo team utilizzano il social per spiegare in maniera accessibile le pratiche più diffuse, smontare fake news e fornire un’introduzione corretta alla materia: «Soprattutto con i giovani cerchiamo sempre di mediare tra quello che loro desiderano e quello che invece è giusto fare. Un trattamento estetico deve sempre accompagnarsi alla consapevolezza dell’immagine di sé».
I numeri del fenomeno
20% L’aumento degli interventi e dei trattamenti di chirurgia estetica nel 2020.
1,1 milioni Le pratiche di medicina o chirurgia estetica nel 2019 in Italia. Il settore è in crescita costante da 5 anni.
71,1% I trattamenti non chirurgici sul totale delle procedure di medicina estetica nel 2019, contro il 68,2% del 2018.
28,8% Gli inteventi di chirurgia estetica nel 2019, in calo di 3 punti rispetto al 2018.
Fonti: Società italiana di Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, Osservatorio dell’Associazione italiana Chirurgia plastica ed estetica
I trattamenti più richiesti
• Al primo posto ci sono i filler nell’area labiale (+42%), nell’area zigomatica (+29%) e il riempimento delle rughe intorno al naso (+28%)
• Segue la tossina botulinica in zone specifiche, come le rughe d’espressione sulla fronte o nell’area perioculare.
• Al terzo posto, la rivitalizzazione di viso, collo e décolleté nella fascia d’età tra i 30 e i 40, sia per le donne (63%) sia per gli uomini (38%).
• Tra i 40 e i 60 anni oltre il 60% degli uomini si sottopone a un trattamento estetico. Tra i 30 e i 40 lo fa il 50% delle donne.
Fonte: Osservatorio nazionale di medicina estetica.
Fonte: donnamoderna.com